22 maggio 2013

Assicurazioni e il principio di innocenza

Spero che tutti conoscano il principio base della "presunzione di innocenza", principio bellamente ignorato da leghisti e altri fascisti, principio che alla lontana si rifà alla teiera di Russel, ma per qualche strano motivo è stato recepito dalla società umana solamente di recente e in molti casi non è stato assolutamente recepito, sempre i leghisti di prima ma anche i vari religiosi assolutisti.
La teiera di Russel ipotizza l'esistenza di una teiera con una costellazione di tazzine e piattini in orbita attorno al sole tra Marte e la Terra.
Esiste, il libro sacro l'ha dimostrato
Tale assurda ipotesi è ovviamente indimostrabile (non è possibile individuare un oggetto così piccolo), quindi tale teiera potrebbe anche esistere, ma l'onere della prova va a chi crede nell'esistenza della teiera non allo scettico che ne dubita, in quanto non potrebbe mai scandagliare i vari milioni di chilometri cubici del sistema solare.
Stessa cosa si applica alla presunzione di innocenza, si deve dimostrare che qualcuno ha fatto un crimine non viceversa, anche perché nella maggior parte dei casi è assai difficile avere alibi per ogni istante della nostra vita.

Curiosamente tale principio, assolutamente condivisibile, non viene applicato in moltissimi ambiti. Uno di questi è il sistema assicurativo automobilistico.

Quando si stipula per la prima volta una assicurazione automobilistica si viene piazzati in 14° fascia, oltretutto il costo dell'asicurazione, oltre alla classe di merito dipende dal nostro sesso (maschio o femmina non quanto sesso si fa), dal comune di residenza e dall'età. Le assicurazioni si limitano a fare considerazioni statistiche per garantirsi una copertura sui rischi. Da un punto di vista economico tale ragionamento non fa una piega, si limitano a spalmare i costi degli incidenti sugli iscritti. Il problema è che tale metodo va a ledere la presunzione d'innocenza (che è presente nella costituzione art. 27 comma 2). In primo luogo mi piazzano in 14° fascia come se avessi fatto già 7 incidenti, uno l'anno iniziando dall'età di 11 anni (il decreto Bersani calmiera un pò la cosa ma non la risolve, anzi aggiunge un principio che pure nel medioevo faceva abbastanza schifo, ovvero l'eridetarietà dei meriti e delle colpe).
Poi il prezzo dell'assicurazione è calcolato in funzione delle medie degli incidenti fatti dalle persone che vivono nelle mie vicinanze e che hanno all'incirca la mia età e sono del mio stesso sesso (a quando le assicurazioni in funzione dell'orientamento sessuale o del colore della pelle?), ma tale media tiene conto di tutti eccetto che di me, in quanto questa è la prima assicurazione che stipulo. De facto mi assegnano un rischio basandosi sulle colpe degli altri. Come se dovessi pagare una percentuale su ogni hard disk o cd vuoto che compro per ripagare i soldi persi per la pirateria (e questo drammaticamente avviene), oppure potrei farmi 5 giorni di galera preventiva in quanto in media i cittadini italiani fanno un tot di crimini l'anno (anche se sono sicuro che tale pratica sarebbe utile).
La prima contestazione che mi fanno a tale ragionamento è: "ma così le assicurazioni andrebbero in perdita" ma in realtà la matematica ci dice che si potrebbero riorganizzare in maniera che il sistema funzioni, ovvero stabilere quante classi di merito si perdano dopo un singolo incidente (attualmente 2).

Addentriamoci nell'antro della matematica
Se non avete visto questo cartone FATELO

In mancanza di dati statistici sugli incidenti commessi in italia e sulle varie fascie di età e di rischio farò alcune assunzioni aprioristiche (ma sono solo numeri, si può ricalcolare il tutto con i dati corretti), ovvero ipotizzo che la popolazione alla guida si distribuisca su una poissioniana per il numero di incidenti fatti nella propria vita, ovvero sono pochi che non fanno mai incidenti e sono altrettanto pochi che ne fanno molti (anche perché tendono a morire e si tolgono dalle palle, che bella la selezione naturale). Dai dati del 2011 risulta che gli incidenti con danni a persone sono stati circa 204.000 con un parco macchine di 36 milioni di unità. Quindi la probabilità di incidente con danni a persone del 2011 è di circa il 5 per mille. Quindi approssimando per eccesso prendo un bel 5% annuo di probabilità di fare un incidente (aggiungendoci anche gli incidenti con danni a cose). Facendo alcune simulazioni alla buona, viene fuori che facendo perdere 8 classi ad incidente commesso nell'anno, le assicurazioni guadagnerebbero lo stesso, nonostante la partenza iniziale di tutti gli assicurati dalla prima classe.
Con un tale sistema la responsabilità diventerebbe personale, quindi sparirebbero le assicurazioni associate al mezzo ma sarebbero associate alla singola patente (cosa comunque auspicabile, non si capisce perchè se presto l'auto ad un amico e fa un incidente poi il premio salga a me).
Ovviamente tale sistema non è tutto rosa e fiori, risulterebbe assai costoso in quelle famiglie in cui ci sono più persone che macchine (la maggior parte quindi), ma a questo si può trovare una semplice soluzione, facendo si che le assicurazioni siano attivabili a giornata (e anche li ci sarebbero vari calcoli da fare per valutare i possibili costi, ma me li risparmio).

13 maggio 2013

Randocrazia

Anni fa, vedendo l'ennesima composizione disastrosa del governo, mi resi conto che se avessimo tirato a sorte i vari ministri tra tutta la popolazione italiana non avremmo potuto fare peggio. Per esempio la probabilità di avere Calderoli e Brunetta contemporaneamente, sarebbe stata inferiore a 1 su 417mila miliardi, è molto più facile vincere al lotto.
Quello che era nato come uno scherzo (come le mie idee sul campo di deconcentramento di cui prima o poi parlerò) scoprii poi che aveva non solo una sua validità, ma anche un fondamento storico.
Pare infatti che nell'antica Atene (avete presente, i padri della democrazia, quelli che non permettevano alle donne di guardare gli eventi sportivi, sempre meglio degli uomini di oggi che invece le costringono a vedere la partita), l'elezione casuale fosse di uso comune, i presidenti giornalieri dei vari organi dello stato erano sempre sorteggiati casualmente e i membri della bulè (una sorta di magistratura) erano a loro volta scelti casualmente con il "metodo della fava" (non ho ben capito in cosa consista tale metodo, ma non credo si prendessero a pisellate). Il rischio principale nel candidarsi era dato dalla pratica dell'ostracismo, svolgendo una carica politica importante e rivelandosi indegni o incapaci, si rischiava di essere esiliati dalla città (e ai tempi era meglio morire, almeno così sosteneva Socrate). In un certo senso le elezioni venivano fatte non per eleggere ma per mandare a casa.
A differenza di quanto molti pensano, la democrazia non è necessariamente definita dalla presenza di libere elezioni, infatti la monarchia elettiva (tipica di molte culture barbare o del vaticano) non è assimilabile ad una democrazia anche se tali elezioni fossero fatte a suffragio universale, in quanto negherebbe uno dei principi fondamentali, ovvero la possibilità di cambiare governo (senza dover aspettare eventi naturali come la morte per vecchiaia o l'omicidio). Infatti per assurdo una tirannia assoluta, in cui l'unico potere del popolo è quello di revocare il tiranno, potrebbe essere considerata una democrazia. Tra le varie condizioni che vengono usate per stabilire se uno stato è democratico o meno, esiste quella per cui ci deve essere stato almeno un cambio di governo del tipo ABA (come le rime nelle poesie), ovvero un governo A soppiantato da un governo B che a sua volta viene sostituito di nuovo da A (ma va bene anche C), con questo criterio l'Italia è diventata democratica solo nel 1994 (grazie a Berlusconi, incredibile ma vero ha portato la democrazia in Italia, senza usare bombe, ammirevole direi).
Per i sistemi elettorali invece i problemi crescono, in primo luogo perché chi dovrebbe decidere per un buon sistema non ha nessun interesse a farlo (i sistemi buoni pare che funzionino, quindi non sono manovrabili, quindi c'è il rischio che non mi rieleggano), oltretutto l'intera cosa porta sempre e comunque a dei paradossi (paradosso di Condorcet).
In linea di massima un buon sistema elettorale di preferenze deve soddisfare i seguenti principi (direttamente da wikipedia):
  • Universalità (o dominio non ristretto): la funzione di scelta sociale dovrebbe creare un ordinamento delle preferenze sociali deterministico e completo, a partire da qualsiasi insieme iniziale di preferenze individuali.
  • Non imposizione (o sovranità del cittadino): qualsiasi possibile preferenza sociale deve essere raggiungibile a partire da un appropriato insieme di preferenze individuali.
  • Non dittatorialità: la funzione di scelta sociale non deve semplicemente seguire l'ordinamento delle preferenze di un individuo o un sottoinsieme di individui, al contempo ignorando le preferenze degli altri;
  • Monotonicità, o associazione positiva tra i valori individuali e sociali: se un individuo modifica il proprio ordinamento di preferenze promuovendo una data opzione, la funzione di scelta sociale deve promuovere tale opzione o restare invariata, ma non può assegnare a tale opzione una preferenza minore (nessun individuo dovrebbe essere in grado di esprimersi contro un'opzione assegnandole una preferenza maggiore);
  • Indipendenza dalle alternative irrilevanti: se si confina l'attenzione ad un sottoinsieme di opzioni, e la funzione di scelta sociale è applicata ad esse soltanto, il risultato deve essere compatibile con il caso in cui la funzione di scelta sociale è applicata all'intero set di alternative possibili.
Tradotto in maniera brutale (ed inesatta)
  • Universalità: in un modo o nell'altro si trova sempre un vincitore (il premio di maggioranza serve proprio per favorire tale principio)
  • Non imposizione: ogni risultato deve poter essere raggiunto in qualche maniera.
  • Non dittatorialità: tutti i voti sono buoni e devono essere inseriti.
  • Monotonicità: ovvero se prendo più voti il sistema deve riconoscermelo.
  • Indipendenza dalle alternative irrilevanti: se si aggiungono partiti insensati (Feudalesimo e Libertà) la loro presenza non dovrebbe alterare il risultato finale.
Tenendo conto che tali principi sono incompatili per un qualsiasi sistema elettorale che abbia più di 2 votanti e più di 3 scelte possibili (è stato dimostrato in maniera matematica), l'obiettivo è trovarne uno accettabile e non uno perfetto. Quindi perché non fare elezioni casuali? Oltretutto rispetterebbero un bel pò di quei principi.
Delle elezioni randomiche soddisferebbero sicuramente il principio generale in cui il governo cambia, la probabilità che rimanga uguale tra una legislatura e l'altra è talmente bassa da essere ridicola (una scimmia con una macchina da scrivere ha più probabilità di scrivere Il Codice da Vinci, aspetta mi sa che è già accaduto).
Ovviamente rispetta anche il principio di universalità, un vincitore lo si trova sempre.
Il principio di non imposizione è magistralmente soddisfatto, chiunque è eleggibile in qualsiasi caso.
Sulla non dittatorialità non credo si comporti benissimo, il risultato finale dipende solo e soltanto dalle preferenze dei sorteggiati e se ne strafrega di tutti gli altri, anche se si potrebbe dire che tutti sono stati presi in considerazione in potenza.
La monotonicità è invece parzialmente rispettata, in quanto, se qualcuno cambia opinione, il risultato finale ne sarà influenzato (anche se solo in base probabilistica e questi principi in realtà si dovrebbero applicare solo su sistemi deterministici).
Sull'indipendenza dalle alternative irrilevanti invece casca male, in quanto praticamente tutti sono irrilevanti e tutti sono eleggibili.
I due principi non rispettati, dittatorialità e alternative irrilevanti, possono essere calmierati da delle effettive votazioni per mandare a casa gli indesiderati (con ovviamente dei quorum da stabilire, ed una maggioranza da raggiungere). Volendo tale voto di sfiducia potrebbe comportare anche delle pene, in modo da far desistere i consapevoli di essere inadeguati dall'intraprendere la carriera politica (si suppone che si possa sempre rinunciare all'incarico).

Ovviamente tali principi vengono soddisfatti solo e soltanto contravvenendo all'ipotesi di base, ovvero che il sistema si basi sulle preferenze espresse, qui nessuno esprime niente. Comunque dalla teoria dei grandi numeri (facilmente applicabile in quanto consideriamo milioni di persone) tale sistema garantisce un'ottima proporzionalità (non fatevi ingannare dal premio di maggioranza è palesemente ingiusto in quanto lede il principio di monotonicità, delle alternative irrilevanti e quello di dittatorialità), un basso tasso di inciuci, poca professionalità (la famosa casalinga di Voghera che si ritrova a fare il ministro delle finanze, non so perché ma mi sembra più affidabile di Tremonti, almeno lei sa quanto costa il pane al chilo).

Curiosamente qualche mese fa su Le Scienze è uscito un articolo che parla proprio della randocrazia, anche se in versione annacquata e con funzione di controllo sui grandi partiti (insomma se da un lato i partiti sono diventati due, al centro ed indistinguibili tra loro per accalappiare più voti possibili, noi li freghiamo mettendoci gente a caso).

05 maggio 2013

L'evoluzione tecnologica della specie

A lungo mi sono chiesto cosa sia naturale o innaturale, in primo luogo me lo sono chiesto per dare fastidio ai vari oppositori di una qualsiasi tecnologia che non riescono pienamente a comprendere. Quante volte si è sentito dire: "Gli esseri umani non sono fatti per questo, non sono fatti per quest'altro". Figuratevi che l'introduzione dell'automobile fece temere per la salute umana in quanto il corpo umano non era fatto per andare a 20 Km/h.
Poi in realtà la domanda mi è parsa sensata, se eliminiamo tutte le varie considerazioni religiose paranoiche o dettate da semplice ignoranza, il chiedersi cosa è "naturale" non è così scontato.
Ho provato a definire una cosa "naturale" come qualcosa che sia possibile in natura. Da tale definizione tutto quello che esiste è naturale (eccetto i miracoli, quelli non sono possibili in natura quindi sono innaturali quindi dio inquina, viva il sillogismo aristotelico), non siamo in grado di andare contro le leggi della fisica. Quando effettivamente controvertiamo delle leggi della fisica, ovvero tutte le volte che scopriamo qualcosa di nuovo, ci limitiamo a riformularle ed adattarle, esattamente come fece Galileo con la teoria dei gravi. Quindi come definizione di "naturale" per quanto buona ed esatta è assolutamente inutile, in quanto non mi fa capire se qualcosa è giusto o sbagliato per gli uomini.
Se definiamo come cosa "naturale" ciò che non è fatto da esseri umani parte del problema si risolve, ma ancora un sacco di cose risultano innaturali come vestiti, case, missili. Con questa definizione si dovrebbe includere un sacco di roba "artificiale" che tipicamente consideriamo "naturale". Quasi tutti i vegetali che mangiamo sono frutto di una intensa selezione artificiale (vi siete mai chiesti come facciano i clementini a riprodursi senza semi? O le banane?), stessa cosa si applica a tutti i nostri animali da allevamento o compagnia. L'esempio eclatante è il cane, in teoria fa parte della stessa specie dei lupi, infatti sono interfecondi.

Lupo
Lupo?
Quindi quasi tutto quello che ci circonda è "innaturale", anzi se facciamo una analisi accurata anche gli stessi esseri umani sono "artificiali". Prima di noi sulla terra si sono avvicendanti vari tipi di ominidi, l'homo erectus, l'homo abilis, l'homo di Cro Magnon. Questi erano dotati di una tecnologia piuttosto avanzata e sono sopravvissuti grazie ad essa, le donne di tali ominidi hanno selezionato non i più forti ma i più intelligenti ed abili (anche se vedendo certi meravigliosi esemplari di umano il dubbio che ciò sia effettivamente avvenuto sovviene), quindi hanno attuato una sorta di selezione "artificiale", creando di fatto la nostra artificialissima razza. Ovviamente si può obiettare che non avessero un piano specifico (mi porto a letto quello abile a fare punte di freccia in selce così tra centomila anni costruiremo lo space shuttle), ma anche chi ha scoperto la pennicillina non aveva un piano specifico (aveva dimenticato la finestra aperta e la muffa della pennicillina contaminò tutte le sue colture batteriche uccidendole).
I primi esemplari della nostra specie non sono nati nudi come i biblici Adamo ed Eva, ma con lance di selce affilate come rasoi, archi, canoe, vestiti di pelli e fibre intrecciate, il fuoco ed una cultura complessa. Prendiamone atto, l'uomo in natura non esiste, e se mai è esistito aveva questo aspetto
Tette
Per quanto la nostra tecnologia sembri incredibilmente avanzata il divario concettuale che separa un laser industriale da un pugnale di selce è meno ampio del divario che corre tra lo stesso pugnale di selce ed un qualsiasi strumento presente nel mondo animale (ops, pare non ce ne siano).
Quindi se proprio dobbiamo lamentarci di una qualche tecnologia che non amiamo particolarmente, cerchiamo di farlo portando delle motivazioni più sensate del semplice "non è naturale" (dio lo vieta rimane una motivazione insensata).

04 maggio 2013

Web 2.0

Il web 2.0 quale meraviglia, finalmente la rete si apre a tutti, chiunque può goderne ed il mondo diventa istantaneamente più bello.
Curioso come nessuno si sia mai chiesto per cosa stia quel 2.0, la convinzione generale è che è automaticamente meglio del 1.0 (allora perché non fare direttamente il web 3.0?), oltretutto potrei portare infiniti esempi di come il seguito sia peggio del primo "capitolo". Tutti noi conosciamo almeno un film il cui seguito è inguardabile e spesso andando avanti le cose peggiorano invece di migliorare.

Fortunatamente la numerazione dei programmi non segue le regole dei film, infatti la versione 1.0 spesso non viene messa in commercio.
Ecco in tutta la sua bellezza windows 1.0
Tutto ciò non spiega perché cavolo viene usato il punto e lo zero e non si limitano a numerarli così: 1, 2, 3 la vendetta, il ritorno, la clonazione ecc. ecc. Difatto la microsoft ha iniziato a farlo con windows xp, vista, seven (che in realtà è il 6.5).

Quei numeri hanno un senso. Cerchiamo di immaginare qualcuno che inventa un nuovo gioco da tavolo chiamato Condominium (idea da realizzarsi che accarezzo da anni), inizialmente avrà solo qualche concetto generico, come l'ambientare il tutto in una palazzina, magari prenderà alcune regole da giochi che ama particolarmente e cercherà di farle funzionare tra loro, disegna qualche pedina di carta, fa un tabellone di gioco a lapis su un foglio A3 e prova a giocarci. Questa è palesemente una versione 0.1. Via via migliorerà vari parti del gioco, un tabellone fatto in cartoncino e ben disegnato, pedine tridimensionali, regole riadattate per funzionare meglio, dopo ognuna di queste modifiche il gioco inizierà ad avere una forma ed uno stile ben definito, che faranno salire il numero da 0.1 a 0.2, 0.3 ecc. Il suo progetto viene poi messo in produzione, quindi gli viene realizzata una scatola, un manuale di istruzioni, delle matrici per le pedine ed infine viene distribuito e venduto nei negozi, questa sarà finalmente la versione 1.0 del gioco. Dopo un pò di tempo che viene giocato in massa ci si rende conto di vari problemi, per esempio la pedina della "portinaia" tende a rompersi, alcune regole avvantaggiano la "vecchina del 5° piano", quindi si decide di correggere tali errori e mettere in commercio la 1.1 e così via, di errore in errore si sale di numero, fino a quando non ci si rende conto che il gioco in realtà fa cagare e andrebbe rifatto da capo. Tenendo conto di tutte le correzioni fatte nel tempo e tutte le nuove idee e nozioni acquisite con l'esperienza si raggiunge la versione 2.0 ed il processo di correzione degli errori ricomincia da capo.

Dopo questa bella spiegazione inutile chiediamoci cosa è veramente cambiato nel web 2.0 rispetto al precedente? Quale incredibile rifacimento ha imposto il cambio di numero?
I protocolli di comunicazione sono rimasti gli stessi (infatti usiamo ancora l'ormai preistorico indirizzo ip a 4 cifre esadecimali, ormai insufficiente ed obsoleto), da poco stiamo passando all'HTML 5 e comunque è il 5 quindi l'avevamo cambiato almeno altre 3 volte, ancora si usa il flash e i javascript come negli anni 90. L'unica differenza che vedo nell'internet di oggi rispetto a quello di ieri (e per ieri intendo il 1996 epoca del mio primo modem e primo sito internet) è l'enorme presenza di ignoranti.
L'internet di ieri

Per ignoranti intendo gli ignoranti informatici (non è vero intendo anche gli altri ignoranti, ma facciamo finta di fare dei distinguo e di non avere pregiudizi), prima per fare un sito internet si richiedeva un minimo di conoscenze informatiche, come scrivere piccoli programmi e leggersi qualche manuale. Poi con l'arrivo dei blog si presupponeva la capacità di usare almeno un editor di testo (come quello che sto usando adesso) con i vari social network ormai non è richiesta neanche la capacità di usare una tastiera (ed infatti usano i touch screen). La libertà di non sapere un cazzo di nulla per pubblicare qualcosa su internet ha creato delle meraviglie e degli orrori. Tutte quelle persone artisticamente valide e geniali, che però hanno poca dimestichezza con l'informatica, adesso possono far vedere la loro opera. Contemporaneamente qualsiasi imbecille totale può scrivere e postare le sue foto brutte di gente brutta. Oggi come oggi internet è popolato da amanti di "vacanze di natale" i quali si sentono anche tecnologicamente avanzati in quanto sono in "rete".

In realtà, con la loro incapacità, si sono fatti ingabbiare in coloratissimi recinti di marketing, come facebook, whatsapp et similia, uscendo de facto dalla rete vera e propria (è tipica la domanda: "ma tu ce l'hai facebook sul computer?", manco sanno che esiste internet). L'obiettivo dei social network è di rendere la loro rete fondamentale e di accentrarci il maggior numero di persone e contenuti (un pò come fanno le banche con i soldi, li vorrebbero tutti loro), poi mettere dei paletti e vendere dati e servizi.

Sono in attesa dell'inevitabile crollo in stile subprime, mi sono già comprato i popcorn per lo spettacolo

02 maggio 2013

7 anni dopo

A distanza di ben sette anni riprendo in mano il fallimentare tentativo di tenere un blog.
Mi ricordo che ai tempi avevo deciso di aprirlo con l'intento di tenere un diario e di raccogliere i miei vanagloriosi pensieri da "essere superiore". Il blog era uno dei primi esempi di web 2.0 (enorme minchiata su cui dovrei scrivere un articolo che spiega essenzialmente questo passaggio logico: web 2.0 = informatica per ignoranti), quindi preso dalla moda aprii questo desolato blog, adesso che i blog sono in decadenza in favore dei social network (web 3.0? Ovvero ancora più ignoranza?) in puro atteggiamento hipster (fintamente controtendenza) mi ritrovo a riaprirlo.

Sono rimasto piacevolmente stupito dal basso tasso di minchiate nei pochi post che ho fatto ben 7 anni fa, mi ci posso ancora riconoscere.
Esiste la convinzione che quel che si scriveva o pensava in gioventù è, per definizione, una minchiata. La cosa di per se non è errata, anche se inesatta, in quanto nell'invecchiare si spera che si imparino più cose e si diventi più saggi (cosa di cui dubito profondamente, vedendo come si schiera l'elettorato italiano composto principalmente da ultrasessantenni).
Quindi dopo queste riflessioni cambio immediatamente opinione, sono enormemente dispiaciuto di non aver trovato minchiate, vuol dire che in questi 7 anni non ho imparato nulla.